Chiamate originariamente casedde, piccole case, e più recentemente trulli, termine di origine greca che significa cupola, le costruzioni coniche, tipiche del paesaggio pugliese erano delle abitazioni modeste. Venivano costruite dai contadini con la pietra calcarea da cui si ricavavano delle lastre che, posate a secco l’una sull’altra, davano vita a dei cerchi concentrici che restringendosi chiudevano la volta conica. Al pinnacolo, utilizzato per chiudere il vertice del trullo, veniva attribuito un significato religioso o scaramantico.
Il territorio pugliese è costellato di trulli, ce ne sono migliaia, e sono quasi tutti utilizzati. Ad Alberobello ci sono due quartieri speciali, costituiti interamente da trulli: Rione Monti e Rione Aia.
Riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità, questi agglomerati nacquero nel XVII secolo, quando i feudatari del luogo, per evitare di pagare le imposte dovute al re per la creazione di nuovi centri abitati, autorizzarono i contadini a costruire queste case che si potevano demolire rapidamente in caso di ispezione regia.
Nella Valle d’Itria invece abbiamo la maggiore concentrazione di trulli sparsi e le masserie, un tempo utilizzate per la pastorizia e oggi luoghi dedicati a ospitare turisti e viaggiatori. I pugliesi sono molto fieri di queste costruzioni, esempio dell’ingegnosità e della capacità di adattamento dei loro antenati.
Trascorrere qualche giorno in un trullo, immersi in una natura incontaminata, è come fare un tuffo nel passato, in un’atmosfera lenta e antica che vi farà riscoprire il piacere della vita.